C'è un tempo per ogni cosa...

Parto dall'esperienza personale... vivere da vedovi con tre figli da crescere. Spazio per condividere idee, difficoltà, attese su un argomento "non per tutti", ma di molti, spesso vissuto in solitudine.

venerdì 5 gennaio 2007

È una ferita aperta...

È come una ferita sempre aperta... Mi sto rendendo conto che è come avere una ferita che non si rimargina mai del tutto. Non sarà mai sanata, non rimarrà semplicemente una cicatrice.
Forse il suo riaprirsi e rimarginarsi diventerà più rapido e meno frequente, con il tempo... ma resterà così. Quando non sai, ma d'improvviso si riapre, inizia a dolere e non sai quanto il dolore scenderà in profondità, nè per quanto tempo, nè quale avvenimento riproporra la lacerazione... un pensiero inaspettato; una frase; un oggetto; un foglio (ritrovato magari proprio cercando di riprendere possesso della prorpria casa...); una sensazione; una gioia; una vecchia cosa o una nuova cosa; l'immagine che i figli riportano di Lei (o di Lui); la fatica; il letto vuoto; il suo accappatoio, che chissà perchè sta ancora appeso accanto al tuo.
Si impara a conviverci e a proteggere quella parte dolente, così esposta ad urti e contraccolpi. Come chi ha una grave ferita al corpo, che dura da tempo e non migliora e con il tempo modifica le posture, il muoversi e l'agire di chi la porta, per proteggersi da quel dolore, che sta lì anche quando non lo si avverte, e si cerca di non risvegliarlo.

Scrivo questo, non solo per la mia recente esperienza, troppo recente per meravigliarsi che possa scriverne diversamente, ma per l'incontro che ho avuto con un'uomo, ormai anziano, che mi ha parlato della sua storia così simile alla mia. Nonostante siano passati quasi 25 anni vissuti già con un altra donna accanto, che ama e da cui è amato, al tornare alla morte della sua prima moglie, di quel suo primo amore, gli occhi a stento trattenevano le lacrime e la voce gli tremava in gola... La ferita è ancora là, ancora se la tocchi il sangue che zampilla è rosso vivo.

giovedì 28 dicembre 2006

Le Feste come queste...

E così siamo di nuovo a Natale... queste feste portano per noi, gioie come per tutti, ma anche tante tristezze, ricordi e un vuoto che non si può colmare.
Non ha molta importanza credo, quanto tempo sia passato... per me, il secondo anno è stato peggio del primo. Vi consiglio di ascoltare in vostro cuore, capire e "prevedere" come potrebbero essere per voi questi giorni di feste, abbracci e ragali. Non è detto che stare in famiglia o con gli amici sia un aiuto, a volte così un'assenza si fa più "presente" (se mi concedete il gioco di parole). Perciò, se il vostro cuore vi dice che sarà una gran fatica, organizzatevi... vi consiglio un bel viaggio, non per forza un località esotiche, non per forza per dimenticare il Natale, ma in un posto per voi nuovo, mai visitato, dove la meraviglia vi aiuti a vivere nella novità dell'oggi e non nei rimpianti del passato.
Magari farete incontri piacevoli (sempre una novità), magari avrete qualche piccolo contrattempo, ma tutto vi aiuterà.
Se avete la fortuna di avere dei figli (come me), partite con loro. Sono la vostra famiglia, non sarete in completa solitudine e i figli sanno dare e tirare fuori da voi tanti sentimenti...
Avete pochi soldi per un viaggio? Beh, fatelo piccolo, ma spendeteli! Tenerli lì non vi aiuterà a vivere meglio le Feste.

Buon Natale.

giovedì 7 dicembre 2006

Hikmet - Il più bello dei mari

Il più bello dei mari è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti.
E quello che vorrei dirti di più bello non te l'ho ancora detto.

Quanto è vera quest'ultima frase...
Se c'è ancora qualcosa di bello che non avete detto
a vostra moglie o a vostro marito, diteglielo!
Non aspettate ancora.
La realtà è, che un mattino apriremo gli occhi
e non potremo più farlo.

mercoledì 29 novembre 2006

La casa... questa sconosciuta! 1a parte

Così, dopo che ci siamo appena un po' ripresi e iniziamo ad aggirarci per la casa terribilmente "vuota" (anche se abbiamo la fortuna di avere dei figli che riempiono di suoni le nostre quattro mura), ci rendiamo conto che ci sono da fare un sacco di cose... cose che non abbiamo mai fatto ma che dobbiamo fare, se non vogliamo che il modo ci crolli addosso in modo non figurato!
Bucato, spesa, vestire i bimbi, carte, bollette, visite mediche, dentistiche, la scuola, l'asilo... e quasi tutte riportano a luoghi, spesso sconosciuti, della casa in cui viviamo da anni.
Gli armadi, i cassetti, la credenza, quell'antina dove riponiamo le medicine (la maggior parte scadute!), il mobile con i tegami, quello con le lenzuola.... con i cambi di stagione!! Apriamo quelle ante e restiamo allibiti o sconcertati, a volte angosciati: "non ce la farò mai...".
Lei sapeva sempre dove trovare tutto, anche nel caos apparente, si districava in mezzo a pile di lenzuola per noi tutte uguali: a una piazza, due piazze, federe, sopra-lenzuola, sotto-lenzuola, copriletto... E i detersivi? I detersivi... a malapena ne riconosciamo qualcuno per via della pubblicità. Almeno distinguiamo un "Vetril" da un "Sole piatti", è già qualcosa, ma volete mettere i detersivi per la lavatrice! Già la lavatrice. Questo U.F.O. ad un oblò (o con carica dall'alto) che sta in bagno o nello scantinato, il più misterioso dei nostri elettrodomestici, merita un discorso a parte.
Continua...

venerdì 24 novembre 2006

Vita da vedovi...

Vorrei parlare di questo argomento che certo non riguarda tutti, ma riguarda molti. Un argomento un po' taciuto, di cui spesso si parla solo al femminile, forse considerato "troppo" personale (si parla più facilmente delle proprie esperienze sessuali, che di questo...).
Se ne parla poco, perchè a che fare con il dolore... con la morte, con le proprie sofferenze e così facendo si resta ancora più soli.
Io ne posso parlare perchè ne ho esperienza, e gradirei voci che... parlano per esperienza: paure; difficoltà; rimpianti; rimorsi; lontananza; amore...
Non uno spazio "del dolore", da "valle delle lacrime", ma uno spazio positivo, di condivisione, di speranza, di "chi sa capire"... perchè in realtà molti ti incontrano e non sanno cosa dire e tu finisci per non sapere cosa dire loro. Così la solitudine, che già è forte, concreta, tangibile, si fa' ancora più... insensata.

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